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B-Vital Totale Forme Solide

B-VITAL® totale è costituito da una formulazione polivitaminica che comprende vitamine del gruppo B in dosi tra loro bilanciate e, in particolare, contiene 400 mcg di folato nella sua forma attivata (5-MTHF) utile per contribuire alla crescita dei tessuti materni in gravidanza. Le vitamine del gruppo B supportano molteplici importanti funzioni dell’organismo, tra cui il normale metabolismo energetico (vitamine B1, B6, B12), la fisiologica emopoiesi (vitamina B9 o folato), la regolare formazione dei globuli rossi (vitamina B12), il fisiologico metabolismo dell’omocisteina (vitamine B6, B9 o acido folico, B12). Le vitamine B1, B6, B12 contribuiscono infine alla normale funzione psicologica e al normale funzionamento del sistema nervoso.

B-VITAL® totale 500 ha 500 mcg di Vitamina B12 invece che 25 mcg per condizioni di particolare aumentato fabbisogno.

Le vitamine del gruppo B sono molecole essenziali coinvolte in numerosi processi fondamentali per il buon funzionamento dell’organismo, come il metabolismo energetico e la funzionalità cellulare. Queste vitamine non sono sintetizzate in quantità sufficienti dall’organismo, quindi è necessario introdurle con l’alimentazione. Tuttavia, ci sono dei momenti in cui la dieta per quanto bilanciata deve essere integrata, perché al nostro organismo viene richiesta ancora più energia, come ad esempio in periodi di stress e ritmi irregolari, stanchezza, cambi di stagione.

Dose

  • 1 Compressa al giorno

Confezione

  • 30 compresse rivestite
  • 20 compresse effervescenti
  • 30 compresse rivestite (B-VITAL® totale 500)
Ingrediente Per compressa (eff. e riv) Per compressa (“500”)
Inositolo (Vitamina B7) 100,00 mg 100,00 mg
Acido Pantotenico 18,00 mg 18,00 mg
Vitamina B6 9,50 mg 9,5 mg
Vitamina B2 (Riboflavina) 25,00 mg 25,00 mg
Vitamina B1 25,00 mg 25,00 mg
Folato 5-MTHF 400,0 mcg 400,0 mcg
Vitamina B12 25,00 mcg 500 mcg

Carenza di micronutrienti

L’attuale prospettiva in merito alle malattie legate all’alimentazione si concentra principalmente sull’obesità e sulle sue conseguenze patologiche. Tuttavia, esiste anche un grave problema di malnutrizione.

Le carenze di micronutrienti contribuiscono a molti disturbi legati all’età. Un gruppo a rischio particolare di carenze di micronutrienti è rappresentato dagli anziani. Molti anziani, come i più fragili, quelli affetti da malattie croniche e quelli che vivono nelle residenze sanitarie assistenziali, perdono progressivamente l’appetito e si affidano a pasti con un contenuto insufficiente di micronutrienti per coprire le loro esigenze nutrizionali quotidiane.

È stato stimato che nei Paesi Occidentali una parte significativa della spesa pubblica per l’assistenza sanitaria e sociale è destinata alla cura della malnutrizione e circa la metà di questa spesa è destinata alle persone anziane. Sebbene il focus principale della malnutrizione negli anziani, specialmente oltre i 75 anni, sia la carenza di proteine e di fonti energetiche, non da meno sono le carenze di micronutrienti come le vitamine e i sali minerali. Una revisione degli studi scientifici condotti per indagare questo problema nei Paesi Occidentali ha mostrato che, negli anziani al di sopra dei 65 anni, le assunzioni di vitamina B12, vitamina D, vitamina B1, vitamina B2, calcio, magnesio e selenio risultano sistematicamente insufficienti.

Inoltre, ad un numero crescente di anziani viene diagnosticata una condizione di malassorbimento a livello intestinale e questo risulta collegato ad un aumentato rischio di carenze di micronutrienti, in particolare di ferro, di calcio, di acido folico e di vitamine liposolubili, come la vitamina A e la vitamina D.

Gli effetti iniziali delle carenze di micronutrienti possono essere relativamente lievi, diffusi e senza chiari segni clinici e quindi possono facilmente sfuggire sia al soggetto anziano sia al medico curante. Ad esempio, le carenze di vitamine del complesso B possono causare un lieve declino cognitivo o una lieve anemia, l’insufficienza della vitamina B1 aumenta nel sangue i livelli dei prodotti finali della glicazione avanzata, che sono collegati allo sviluppo del diabete di tipo, le carenze di vitamina B12 e folati aumentano i livelli di omocisteina collegati alle malattie cardiovascolari e alle forme di declino delle funzioni cognitive e la carenza di vitamina D altera la funzione del sistema immunitario. Man mano che le carenze si protraggono nel tempo o si aggravano i disturbi da esse determinati peggiorano e possono divenire irreversibili.

La prevenzione e il trattamento per mezzo dell’alimentazione o dell’integrazione alimentare delle carenze di micronutrienti, sia restituendo l’appetito all’anziano, sia integrando gli appropriati micronutrienti, come le vitamine del complesso B, la vitamina A e la vitamina D, sono le chiavi per una gestione efficace della malnutrizione degli individui anziani. Ciò consente un miglioramento della qualità di vita dei soggetti e determina anche un risparmio significativo rispetto al costo del trattamento delle malattie derivanti dalla malnutrizione.

Carenza delle vitamine del complesso B

Le vitamine del complesso B sono un insieme di molecole tra loro diverse per origine e struttura chimica, accomunate dal punto di vista delle funzioni che svolgono e legate le une alle altre nell’intricato apparato biochimico che consente il funzionamento delle cellule dell’organismo. Esse sono assolutamente indispensabili per le reazioni biochimiche del metabolismo energetico, per la sintesi delle sostanze indispensabili per costruire la struttura dell’organismo, per consentire la replicazione delle cellule e per fare in modo che le cellule funzionino correttamente.

Risulta pertanto chiaro quando sia rilevante che nell’organismo ci sia sempre un’adeguata disponibilità di vitamine del complesso B. L’organismo però non è in grado di sintetizzarle né di immagazzinarle, quindi le vitamine del complesso B devono essere introdotte necessariamente con la dieta e devono essere introdotte molto frequentemente.

I soggetti affetti da malattia renale tendono a manifestare i segni della carenza di vitamine del complesso B per molteplici cause tra le quali diverse alterazioni del metabolismo, altre malattie concomitanti, alcune terapie farmacologiche, la malnutrizione, la compromessa funzione dei reni e la riduzione dell’introduzione delle stesse vitamine con la dieta, in quanto alcuni alimenti particolarmente ricchi di queste vitamine sono controindicati nelle malattie renali. La situazione si aggrava nettamente se il paziente è sottoposto a emodialisi, che è un processo di filtrazione che causa anche l’eliminazione di una parte delle vitamine contenute nel sangue e quindi l’impoverimento progressivo delle stesse vitamine. Come conseguenza i soggetti affetti da malattia renale cronica possono presentare carenza delle vitamine del complesso B e quindi difficoltà a svolgere tutte le funzioni cellulari nelle quali tali vitamine sono coinvolte.

Un segno caratteristico che può mostrare la carenza di vitamine del complesso B è l’innalzamento dei livelli plasmatici di omocisteina totale, che viene considerato un fattore di rischio per numerose condizioni patologiche.

Una dieta appropriata e l’eventuale assunzione di integratori alimentari, secondo quanto indicato dal medico specialista, consente di ridurre i livelli dell’omocisteina e fornire all’organismo adeguate quantità di vitamine del complesso B necessarie per lo svolgimento di tutte le funzioni vitali delle cellule che lo costituiscono.

Declino cognitivo

In momenti diversi della vita, per cause differenti è possibile dover affrontare una perdita progressiva dell’agilità mentale, che affligge in particolare le funzioni mentali più elevate, quali la memoria, la capacità di apprendimento, il linguaggio, la concentrazione, che vengono definite collettivamente funzioni cognitive. I test scientifici dimostrano che soggetti adulti, nonostante il buono stato di salute generale, dalla mezza età alla senilità possono perdere sino alla metà delle loro capacità cognitive. In realtà condizioni del tutto affini possono colpire soggetti relativamente giovani, soprattutto come conseguenza di condizioni di stress ripetuto o protratto nel tempo.

I soggetti relativamente giovani che sottoposti a condizioni di stress affrontano un transitorio declino delle funzioni cognitive possono recuperarle grazie a un ritrovato equilibrio delle loro attività quotidiane, nella gestione degli affetti ecc. Un aiuto supplementare può provenire dalle vitamine del complesso B, il cui fabbisogno aumenta in condizioni di stress, e dalle sostanze definite adattogene, che migliorano la risposta dell’organismo nei confronti degli eventi che l’organismo interpreta come stressanti.

Il declino cognitivo lieve consiste (MCI – Mild Cognitive Impairment) in una riduzione di efficienza mentale più grave del declino cognitivo legato all’invecchiamento, ma non definibile come demenza senile o malattia di Alzheimer. Usualmente il declino cognitivo lieve si caratterizza per i seguenti aspetti: deterioramento cognitivo misurabile oggettivamente per mezzo di esame neuropsicologico; testimonianze dei familiari o della persona stessa relative a difficoltà cognitive; preservazione delle capacità nelle attività della vita quotidiana; preservazione o lieve alterazione delle abilità nell’utilizzo di strumenti. In dipendenza che si manifesti o meno perdita della memoria, si distinguono due sottotipi di declino cognitivo lieve: amnesico e non amnesico. Il declino cognitivo lieve può rappresentare o meno il prodromo della demenza franca.

Per i soggetti affetti da declino cognitivo lieve, la diagnosi precoce presenta considerevoli vantaggi, in quanto consente l’immediata istituzione di accorgimenti atti a programmare un’opportuna gestione della malattia grazie al potenziamento delle capacità residue e alla preparazione della famiglia, ma anche l’istituzione di una terapia che abbia come scopo quello di ritardare la progressione della malattia.

Moderne ipotesi formulate per spiegare l’indebolimento progressivo delle funzioni cognitive con l’invecchiamento pongono al centro dell’attenzione lo stress ossidativo, l’infiammazione ad esso correlata, le alterazioni della circolazione sanguigna a livello cerebrale (il cosiddetto invecchiamento cerebrovascolare) e la conseguente progressiva alterazione delle funzioni del neurone. Pertanto, le soluzioni terapeutiche proposte per rallentare l’invecchiamento del sistema nervoso centrale e preservarne le funzioni cognitive nei soggetti anziani sono atte alla protezione dallo stress ossidativo, al controllo dei processi infiammatori e al miglioramento della circolazione sanguigna cerebrale.

Neuropatie periferiche

Per neuropatia periferica si intende la disfunzione di uno o più nervi periferici. Le neuropatie periferiche sono condizioni patologiche caratterizzate da alterazioni della sensibilità, dolore, debolezza muscolare, diminuzione dei riflessi osteotendinei e altri segni e sintomi. Il comune denominatore delle più frequenti neuropatie periferiche è rappresentato dalle alterazioni strutturali o funzionali dei nervi conseguenti all’alterazione del metabolismo dei neuroni e delle cellule accessorie o a reazioni autoimmuni.

Tra le più comuni neuropatie periferiche vi è la neuropatia diabetica che viene definita come la presenza di sintomi e segni di disfunzione dei nervi periferici in pazienti con diabete dopo l’esclusione di altre cause. I quadri clinici che accompagnano la neuropatia diabetica sono molteplici e tra i più comuni vi sono quelli che si caratterizzano per disturbi prevalentemente o esclusivamente sensitivi agli arti inferiori, a iniziare dalle dita dei piedi. Le cause non sono ancora state completamente chiarite, ma si ritiene che i principali responsabili siano l’iperglicemia e il deficit di insulina. Infatti, il controllo della glicemia riduce il rischio di insorgenza della neuropatia diabetica di oltre il 60% nell’arco di 5 anni. Il coinvolgimento dei nervi periferici non si verifica solo nel diabete di tipo 1, ma anche in quello di tipo 2, seppure in modo generalmente meno grave.

Un’altra neuropatia frequente è la neuropatia alcolica. Il coinvolgimento del sistema nervoso periferico è una delle conseguenze più frequenti dell’alcolismo cronico e si manifesta in modo evidente nel 10-15% degli alcolisti. Il quadro clinico è caratterizzato da parestesie e iperestesie prevalentemente negli arti inferiori. Le parestesie sono condizioni caratterizzate da un’alterata percezione della sensibilità ai diversi stimoli sensitivi, oppure dall’insorgenza di una sensazione di formicolio, pizzicore, solletico, prurito, punture di spillo, ecc. in assenza di stimolazione specifica. Le iperestesie sono condizioni caratterizzate da un eccessivo aumento della sensibilità a stimoli tattili, termici e dolorifici che possono essere più o meno dolorosi. La neuropatia alcolica è considerata l’espressione di deficit nutrizionali, soprattutto delle vitamine del complesso B. Si ipotizza inoltre che questa neuropatia possa anche essere aggravata da un effetto diretto dell’alcol sui tessuti nervosi.

La neuropatia da carenza di vitamina B12 è diffusa tra gli anziani. Una carenza significativa di vitamina B12 può verificarsi in caso di condizioni patologiche che ne pregiudicano l’assorbimento a livello gastrico (anemia perniciosa, gastrite atrofica, assunzione protratta nel tempo di metformina e di farmaci antiacidi) o intestinale (malattia di Crohn, enterectomia).

Anche i regimi dietetici rigidamente vegetariani o vegani possono causare uno stato carenziale. I pazienti manifestano segni di neuropatia motoria e sensoriale a livello degli arti superiori e inferiori. La carenza di vitamina B12 causa una neuropatia che si associa a una degenerazione del midollo spinale.

L’approccio terapeutico alle neuropatie periferiche prevede innanzitutto la cura della patologia primaria (ad esempio il diabete o l’alcolismo) e, in parallelo, la gestione della sintomatologia associata, principalmente dolore e alterazione della sensibilità.

La cura della patologia primaria è indispensabile in quanto se è possibile rimuovere la causa del danno a livello nervoso risulta conseguentemente possibile la rigenerazione del nervo, che viene facilitata dall’impiego delle vitamine del complesso B, coinvolte in tutti i processi biochimici cellulari fondamentali e di sostanze ad effetto neurotrofico. Infatti, l’integrazione con complessi vitaminici del gruppo B rappresenta un approccio terapeutico valido non solo per le neuropatie legate alla carenza di queste vitamine, ma anche in caso di neuropatie non carenziali grazie alle loro dimostrate azioni terapeutiche.