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Stress ai tempi del coronavirus: conosciamolo e affrontiamolo

Lo stress

Nel linguaggio comune intendiamo lo stress come uno stato di tensione nervosa e affaticamento psicofisico, spesso accompagnato da malesseri come tachicardia, difficoltà di concentrazione, sensazione di logorio, ansia e paura. In medicina lo stress è la reazione dell’organismo ad uno stimolo più o meno violento (stressor) di qualsiasi natura (un evento traumatico, un repentino cambio di condizioni ambientali…)

Lo stress serve all’organismo per reagire e adattarsi alla nuova situazione ma, se non si riesce a far fronte agli stressor in modo adeguato, lo stress può diventare cronico e può avere un forte impatto negativo sull’equilibrio mentale e fisico anche a lungo termine.

Gli stressor (stimoli esterni fonte di stress)

La pandemia di COVID-19 ha creato un’atmosfera globale di ansia e stress causata da una radicale modifica delle nostre abitudini di vita quotidiana e degli impegni lavorativi, da piani di viaggio interrotti, dall’isolamento sociale, dalla paura per la nostra salute e per quella dei nostri cari.

Stiamo vivendo una situazione eccezionale, di assoluta emergenza e mai vista prima. In Italia quasi 60 milioni di persone devono rimanere chiuse in casa e la maggior parte delle attività sono state interrotte dall’inizio marzo. Si vive in una condizione di incertezza che si modifica rapidamente, bombardati da informazioni e numeri che spesso non sono spiegati in modo adeguato e quindi generano ulteriore stress e paura.

Tutti risultano sovraesposti a stimoli stressanti: sia coloro che combattono l’epidemia in prima linea o devono continuare a lavorare per garantire i servizi essenziali, sia le persone isolate in casa o con i figli a cui badare senza aiuto.

L’impatto psicologico della quarantena

In questo contesto la quarantena può avere impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico dei cittadini. Lo conferma uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet da un gruppo di ricercatori del dipartimento di psicologia medica dell’università King’s College di Londra.

Lo studio (che in gergo specialistico si chiama review) è un’attenta analisi della letteratura scientifica riguardante la quarantena e gli impatti psicologici che essa determina. Sono stati analizzati e discussi i risultati di 24 studi condotti durante precedenti epidemie: come quelle della Sars, dell’H1N1, della Mers e di Ebola. Questa review ci permette di trarre alcune conclusioni utili per comprendere l’impatto psicologico della quarantena attualmente in atto.

I ricercatori hanno osservato che in tutte le precedenti epidemie, dopo essere state sottoposte alla misura della quarantena, le persone avevano generalmente riportato un’alta prevalenza di sintomi di disagio e di disturbo psicologico come:

●        depressione,

●        stress,

●        umore basso,

●        irritabilità,

●        insonnia,

●        segnali di stress post-traumatico,

●        rabbia,

●        esaurimento emotivo

Emerge inoltre che questi disturbi possono durare anche per alcuni mesi dopo l’interruzione della quarantena.

In uno dei lavori esaminati i sintomi con la più alta prevalenza erano umore basso (riportato dal 73% dei soggetti coinvolti) e irritabilità (57% dei soggetti).

In un altro studio, molti soggetti hanno riferito cambiamenti comportamentali mantenuti a lungo anche dopo il periodo di quarantena, come ad esempio lavarsi attentamente le mani, evitare i luoghi affollati. Per alcuni di questi soggetti, il ritorno alla normalità è stato ritardato di molti mesi.

I ricercatori inglesi, hanno osservato che i sintomi erano più marcati e duraturi nei soggetti con storie pregresse di patologie psichiatriche.

Un’attenzione particolare va riservata ai lavoratori in ambito sanitario. In tutte le precedenti epidemie il personale sanitario ha risentito di stress post-traumatico in misura maggiore e con grado più severo rispetto alla popolazione generale. Nei mesi successivi alla quarantena i sanitari hanno riportato rabbia, paura, frustrazione, senso di colpa, solitudine, tristezza ed erano meno felici degli altri cittadini.

I dati più recenti

Iniziano ad essere disponibili anche i primi dati sui risvolti psicologici generati dall’attuale pandemia. Un gruppo di ricercatori di diverse università (soprattutto università cinesi e di Singapore) ha effettuato uno studio sulla salute mentale della popolazione generale durante l’epidemia COVID-19 in Cina. Il lavoro è attualmente in attesa di pubblicazione sulla rivista Brain, Behavior, and Immunity.

Le persone coinvolte nello studio sono state intervistate due volte, la prima nella fase iniziale dell’epidemia e la seconda durante il picco verificatosi quattro settimane dopo (1738 persone da 190 città cinesi, 1210 intervistati per il primo sondaggio, 861 per il secondo, 333 hanno partecipato ad entrambi). 

L’impatto psicologico dell’epidemia e lo stato di salute mentale sono stati valutati con appositi questionari e relativi punteggi. Durante la valutazione iniziale, sono stati osservati stress, ansia e depressione da moderati a gravi rispettivamente nell’8,1%, nel 28,8% e nel 16,5% dei soggetti intervistati e dopo quattro settimane non si sono registrati cambiamenti significativi.

Chi presenta i sintomi più marcati?

I soggetti che hanno fatto registrare i punteggi più elevati e quindi i sintomi più marcati riferivano malesseri fisici, una pessima autovalutazione del proprio stato di salute e precedenti malattie croniche.

Tra coloro che hanno risposto al secondo sondaggio, i punteggi più elevati sono risultati collegati alla presenza di febbre, tosse, difficoltà respiratorie o sintomi gastrointestinali. Al contrario i punteggi più bassi sono stati associati a un elevato livello di fiducia nei medici, all’adozione di misure precauzionali personali (es. mascherina), alla percezione di avere un basso rischio di contrarre COVID-19 e alla soddisfazione per le informazioni sulla salute diffuse dai media.

Conclusione

La letteratura scientifica mostra che il timore per la malattia, la necessità di mantenere l’iniziale condizione di isolamento, l’obbligo di mantenere la successiva condizione di distanziamento sociale per lungo tempo e il non sapere chiaramente come evolverà la situazione nei prossimi mesi innescano reazioni di stress, con effetti potenzialmente negativi per la salute che possono perdurare per mesi.

È fondamentale non lasciarsi sopraffare dalla situazione, affrontare gli stressor e creare una nuova condizione di equilibrio psicofisico affinché i disturbi non diventino cronici.

In questa situazione, vengono dispensati consigli comportamentali che investono lo svolgimento delle attività quotidiane, l’esercizio fisico, la dieta, il riposo ma non è comprovato che tutto ciò sia sufficiente per conservare la salute fisica e mentale. Per tal motivo può risultare prezioso l’ausilio fornito da svariati nutrienti, come le vitamine e i minerali, di cui sono ricchi alcuni alimenti o che sono tipicamente presenti in quantità bilanciate negli integratori alimentari. Un ulteriore aiuto proviene dall’impiego di estratti di origine vegetale che sono stati sottoposti a sperimentazioni che ne dimostrano l’utilità nel modulare le ricadute dello stress sulle funzioni dell’organismo, in primo luogo le funzioni del sistema immunitario e del sistema nervoso.

Fonti: Brooks SK, Webster RK, Smith LE, et al. The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. Lancet. 2020;395(10227):912–920

Wang, C., Pan, R., Wan, X., Tan, Y., Xu, L., McIntyre, R.S., Choo, F.N., Tran, B., Ho, R., Sharma, V.K., Ho, C., A Longitudinal Study on the Mental Health of General Population during the COVID-19 Epidemic in China, Brain, Behavior, and Immunity (2020), doi: https://doi.org/10.1016/j.bbi.2020.04.028